Il Cervino Montagna di casa.
Cervino Marzo 19, 2020Il Cervino per gli abitanti di Antey Saint André è la montagna di casa, ci accompagna e ci segue ogni giorno nelle nostre vite. In un attimo di pausa dal lavoro nei campi si alza lo sguardo ed ecco il suo spettacolo. Ogni volta, salendo in auto dopo la curva del Grand Moulin compare maestoso incastonato come un diamante in mezzo alla vallata.
La sua forma piramidale l’ha reso celebre in ogni parte del mondo ed ogni anno migliaia di persone provenienti da tutti i continenti raggiungono la nostra Valle del Cervino e Zermatt per tentare di raggiungere i suoi 4478 m.
La storia dell’alpinismo classico ebbe il suo culmine nella seconda metà del XIX secolo, con i benestanti inglesi protagonisti sulle nostre ancora inesplorate montagne. Le grandi vette oltre i 4000 m furono conquistate ed il Cervino fu salito per la prima volta nel 1865, ben 79 anni dopo al Monte Bianco.
Gli abitanti locali dell’epoca erano molto restii ad avvicinarsi alle asperità della montagna, la vita nei villaggi e negli alpeggi era già abbastanza dura e difficile e l’alta montagna era quindi sinonimo di inutile rischio. Un piccolo infortunio come una storta alla caviglia o peggio una frattura, potevano costare cara la vita e creare un handicap duraturo.
Ma qualcuno si spingeva oltre ai pascoli degli alpeggi estivi… E chi?
Per esigenze richieste dalla loro ”professione”, i bracconieri di camosci e stambecchi ed i contrabbandieri di merce (tabacco, sale, zucchero ecc.) erano gli unici a superare frequentemente i 3000 metri, quota oltre la quale si ”nascondevano” gli animali selvatici e dove si trovano alcuni colli e passi meno presidiati dalle guardie di frontiera.
Edward Wimper, consigliato dal curato di Valtournenche, si rivolse proprio a questi personaggi per farsi accompagnare nei primi tentativi di salita alla Gran Becca.
Jean Antoine Carrel era proprio un cacciatore e lui assieme ad altri sui cugini ed amici del posto conoscevano molto bene l’alta montagna.
Si può dire quindi che la professione di guida alpina nacque in questi anni, dove le abilità e le conoscenze di questi uomini dell’alta quota, furono messe a disposizione degli avventurieri stranieri, i quali sognavano la conquista delle nostre montagne come un’avventurosa sfida dell’inesplorato.
J. A Carrel assieme all’Abbé Gorret e ad altri Votornéns furono i primi abitanti del posto a voler salire per primi la Montagna di casa. Carrel smise di accompagnare nei diversi tentativi Wimper e con la spinta patriottica dell’appena nato club alpino italiano in gran segreto, progettarono una cordata tutta Valdostana. Quando gli inglesi si accorsero di tutto ciò, andarono a Zermatt alla ricerca di guide svizzere e di un’altra via di salita. Questa scelta si rivelò vincente per Edward Wimper, la via svizzera presentava passaggi meno ardui di quella italiana ed il 14 luglio del 1865 conquistarono la vetta, precedendo di tre giorni la cordata Italiana.
Ai giorni nostri, la salita al Cervino, è molto più sicura e rapida rispetto a quei tempi, ma riesce ancora a regalare quelle emozioni di avventura e di esplorazione che ebbero i primi alpinisti dell’epoca.
Salire la via normale italiana dalla cresta del leone (via normale italiana), non è solo alpinismo, ma è proprio un tuffo nel passato e nella storia, ogni luogo ha un nome ed un aneddoto e sono ancora ben visibili i segni e le testimonianze lasciati da Edward Whymper e J. A Carrel.
Ma per salire in vetta al Cervino che capacità ci vogliono?
Accompagnati da una guida alpina del Cervino, tutto è molto più semplice. Ciò che concerne la scelta del materiale, la sicurezza durante la salita, l’individuazione dell’itinerario corretto ed il confort del cliente, sono di competenza del professionista della montagna.
In capanna, nella zona riservata alle guide del cervino ed ai loro clienti, si può avere a disposizione di acqua, cibo e di un letto comodo per poter riposare, una bella differenza rispetto alla zona comune…
Normalmente la salita viene effettuata in due giorni: il primo giorno si sale dal rifugio Oriondé sino alla capanna Carrel situata a circa 3800 m. Questa prima parte può essere affrontata in circa 3 o 4 ore e presenta già delle difficoltà alpinistiche e si procede quindi già legati nei pressi del punto chiamato ”Sasso dello zucchero”.
Arrivati in capanna, la guida preparerà un buon the caldo e ci si riposerà potendo ammirare uno dei panorami più belli delle alpi.
Dopo una cena conviviale, si potrà ammirare le luci calde del tramonto con protagonista principale la montagna vicina, la Dent D’hérens.
Il giorno seguente la sveglia suona alle 4.00 circa e dopo la colazione, con la luce della pila frontale si parte per la vetta che si può raggiungere in 3/4 ore. La prima difficoltà, chiamata ”corda della sveglia”, mette subito alla prova le braccia degli alpinisti che man mano si avvicinano alla vetta, alternando tratti più facili dove si cammina, ad altri più impegnativi dove la guida sale per prima e fissa la corda dall’alto assicurando il proprio cliente.
Una buona pausa al pic Tyndall e via verso la famosa scala Jordan, dove manca davvero poco.
L’emozione della vetta ogni volta è unico anche per la Guida, figuriamoci per chi lo prova per la prima volta…
Tutto ad un tratto si giunge al vertice della piramide e non si ha più ne ghiaccio ne roccia da scalare. Ogni cosa è ai nostri piedi. Da una parte la Svizzera e dall’altra la nostra bella Valtournenche. Toccare la croce di vetta è un’emozione unica, uno di quei momenti che rimarranno impressi per tutta la vita.
A questo punto si è a metà dell’opera, l’obbiettivo è scendere in paese per brindare assieme ad una giornata importante.
Ammirare il Cervino dopo essere stati lassu in punta, avrà tutto un altro significato.
Provare per credere…